Due Medaglie d’Oro al Valore Atletico e due titoli mondiali in discipline diversissime tra loro, tennis e motonautica. Basterebbero questi due dati per capire che Adriano Panatta non è un atleta qualunque.
Romano d’origine, classe ’50, Adriano Panatta è considerato il più grande tennista italiano di tutti i tempi. Il suo palmares è costellato di splendide vittorie tra cui 14 titoli italiani (sei in singolo, sette in doppio e uno in doppio misto) e numerosi tornei internazionali quali quelli di Bournemouth, Firenze, Kitzbuhel, Stoccolma, Houston, Tokyo.
Il 1976 coincide per Adriano con l’anno di massima gloria. Dopo aver vinto a Roma gli Internazionali d’Italia, infatti, si aggiudica prima il Roland Garros e a distanza di pochi mesi conquista con la squadra nazionale la Coppa Davis. Vittorie che gli consentono di raggiunge il quarto posto nel ranking mondiale ATP. Grazie alle sue vittorie e allo stile in grado di stupire e divertire, per la prima volta l’Italia intera si appassiona ad uno sport considerato sino a quel momento una pratica d’élite. Uno dei più grandi meriti di Adriano Panatta, dunque, è stato quello di aver democratizzato e reso popolare un passatempo per pochi.
Terminata la carriera da tennista nel 1983, Adriano si dedica alla motonautica, eccellendo anche come pilota Off-shore. Nel 1991 diventa campione del mondo nella classe Evolution e primatista mondiale di velocità sull’acqua.
La sua autobiografia dal titolo Più dritti che rovesci. Incontri, sogni e successi dentro e fuori dal campo (Feltrinelli 2009) racconta la sua carriera agonistica, soffermandosi su curiosi aneddoti. legati al mondo del tennis e storie famigliari. E sempre nel 2009 è il protagonista di Maglietta rossa, film-documentario in cui il regista Mimmo Calopresti racconta gli anni ’70 partendo dalla storica vittoria italiana di Coppa Davis contro il Cile di Pinochet.